Nonostante i disagi sempre più pesanti subiti da cittadini, lavoratori e studenti, a causa della chiusura totale o parziale di alcuni ponti sul Po che collegano il nostro territorio con l’Emilia Romagna, le diverse istituzioni locali, regionali e nazionali, tra fatalismi e rimpalli, sembrano più impegnate a sottolineare le mancanze dell’una o e dell’altra, piuttosto che a trovare soluzioni concrete e lungimiranti all’emergenza attuale. Le proposte che si sono succedute in queste settimane sono spesso soluzioni parziali, temporanee, in alcuni casi creative, in altri casi inquietanti. La vicenda del ponte di Casalmaggiore è emblematica.

Abbiamo assistito al balletto delle responsabilità rispetto alla manutenzione e ai controlli sulla sicurezza del ponte, da settimane attendiamo di conoscere lo stato effettivo in cui si trova la struttura e non si sa ancora a quanto ammonteranno le spese per la ristrutturazione e come verranno ripartite. In questo quadro di incertezze e di disagio per gli utenti tornano ad aleggiare come possibili soluzioni i progetti di quelle grandi opere che finora sono rimaste sulla carta o si sono interrotte per mancanza di fondi, per le proteste dei cittadini o per la evidente scarsa utilità a fronte del pesante impatto ambientale e dei costi in continua lievitazione. Ci riferiamo ai progetti autostradali, parzialmente realizzati come la TI-BRE o a quelli, per ora ancora su carta, come la bretella autostradale del terzo ponte tra Cremona e Castelvetro Piacentino o l’autostrada Cremona-Mantova. La recente inaugurazione di un tronco della Gronda nord nel Viadanese è stata l’occasione per tornare a vagheggiare la realizzazione della sospirata tangenziale di Casalmaggiore, certamente infrastruttura utile ma prevista finora solo come opera di compensazione dell’incompiuta TI-BRE autostradale, dalla cui costruzione ricordiamo, dipende anche un tratto dell’inutile e devastante Cremona-Mantova. Insomma un’autostrada tira l’altra.

Se invece, per una volta, facessimo qualcosa di diverso? E se per una volta l’emergenza portasse a cambiare radicalmente il modo di risolvere i problemi affinché le presunte soluzioni di oggi non si trasformino in danni ingestibili per le generazioni future? Perché non tentare una seria pianificazione del servizio pubblico su rotaia, adeguandolo alle necessità dei cittadini, dei lavoratori, degli studenti e perfino delle merci? Si farebbe inoltre un bel servizio all’ambiente e alla nostra salute viste le condizioni dell’aria che siamo costretti a respirare ogni giorno. Perché non investiamo finalmente solo in opere utili alla collettività, e a basso impatto ambientale, garantendo poi la successiva e necessaria manutenzione? Le parole d’ordine contenute nel documento “Un ponte verso una mobilità sostenibile” a cura dei Comitati e delle associazioni ambientaliste del Casalasco e del Viadanese sono chiarissime e precise, sono una vera “cura del ferro”, riprendendo un’espressione (rimasta senza contenuti concreti) del Ministro delle infrastrutture Graziano Pinocchio Delrio: potenziamento della linea ferroviaria esistente Brescia-Parma oggi largamente sottoutilizzata, soluzioni di collegamenti agili e a basso impatto treno/bicicletta, treno/trasporto pubblico locale verso i luoghi di lavoro e di studio, TI-BRE ferroviario. E ancora ristrutturazione dei ponti esistenti e piccoli interventi necessari a basso costo ed ad alta utilità per l’adeguamento di statali e provinciali. Non è fantascienza!

Come forza politica siamo al fianco dei cittadini e dei comitati che si stanno organizzando per affrontare questa ennesima lotta di cui condividiamo gli obiettivi; valuteremo insieme le azioni da intraprendere e non faremo mancare alla discussione collettiva le nostre proposte. Perché mobilità sostenibile significa anche e soprattutto garantire ai cittadini

La segreteria Provinciale

Prc/SE Cremona