Pensavamo che quest’anno di pandemia appena trascorso, nella sua drammaticità, nella conta tragica dei decessi quotidiani, avesse aperto gli occhi a tutti, ma in particolare ai responsabili tecnici e politici della situazione sanitaria, sulle precise responsabilità dell’accaduto.
Se da una parte i Governi che si sono succeduti negli ultimi decenni hanno operato tagli a strutture e personale sanitario dall’altra le sconsiderate scelte di Regione Lombardia hanno di fatto portato ad azzerare la prevenzione e i servizi territoriali e a concentrare l’attenzione solo sui grandi ospedali e sulle prestazioni a tariffa, creando peraltro un sistema inefficiente e inefficace dove malaffare e malasanità sono prosperati nel rapporto pubblico-privato: dalle frodi sulle prestazioni che hanno coinvolto molte strutture private nei rapporti con la Regione, alle vicende non ancora chiarite dei camici dei parenti del governatore Fontana, alla vergognosa inefficienza nella gestione degli strumenti di protezione individuale per il personale sanitario, socio-sanitario, dei MMG e delle RSA e alla totale mancanza di organizzazione complessiva.
Non si può non sottolineare la palese incapacità nel gestire la vaccinazione antinfluenzale prima ed ora quella dei vaccini COVID 19, l’aver scelto una piattaforma informatica per la gestione delle prenotazioni costata 22 milioni di euro poi abbandonata perché inefficiente per dare l’incarico a Poste Italiane che offre il medesimo servizio gratuitamente. Oltre al danno economico questa vicenda ha prodotto ulteriori ritardi e confusioni.
Il 20 febbraio scorso in contemporanea in 30 piazze lombarde (compresa Cremona) tante organizzazioni e persone hanno manifestato riconoscendo un tributo di immensa gratitudine all’enorme sforzo compiuto dal personale del servizio sanitario pubblico che nonostante carenze strutturali e gestionali da un anno lotta contro l’emergenza sanitaria.
Dalle piazze è salita forte anche la denuncia e la richiesta di verità e di giustizia perché chi ha avuto responsabilità politica e tecnica nella gestione fallimentare dell’emergenza sanitaria non possa pretendere di occuparsi anche della ricostruzione di strutture e servizi.
Ma la grande torta del Recovery Plan fa immaginare possibilità di affari di proporzioni enormi e le brame superano le fantasie. Se per mesi politici regionali e direttori generali hanno sbandierato ad ogni intervento pubblico la necessità di cambiare rotta e di investire in prevenzione e servizi territoriali il 3 marzo la Giunta Regionale Lombarda ha congelato ogni aspettativa di cambiamento deliberando l’investimento di 4 miliardi nei prossimi anni concentrati in larga parte sugli ospedali da ristrutturare o da costruire ex novo: fra questi uno sarà per Cremona. La risposta immediata del Direttore Generale dell’ASST di Cremona è stata quella di aggiudicarsi la maggior parte del merito dell’impresa e dirsi certo che tutti saranno fieri ed orgogliosi del risultato: avremo quindi un grande e luminoso nuovo ospedale offerto in dono ai nostri figli!
Premesso che gli impegni assunti oggi non è detto che siano poi rispettati davvero e ricordato che si tratta di 4 miliardi spalmati su 8 anni e così ripartiti – il 5% al territorio e il 95% alle strutture ospedaliere – vorremmo chiedere al Direttore Generale, ai suoi referenti regionali ed agli estimatori locali, di cosa si sta parlando se non della riproposizione di un modello sanitario ospedalocentrico che ha dimostrato la sua inefficienza e la sua inadeguatezza a svolgere un ruolo rispondente ai reali bisogni socio-sanitari del Cremonese. Abbagliati dalla prospettiva di una struttura sfavillante, quasi fosse un ultimo modello di spider, con cui far concorrenza ad altri territori, non ci si pone nemmeno il problema di quale scuderia la farà correre, se è vero che già oggi è difficile reperire il personale medico e sanitario.
Per avviarci alla conclusione ribadiamo, come altre volte abbiamo fatto, che nessun euro sia messo in nessun ospedale, nuovo o vecchio che sia, fin tanto che non sia organizzata una effettiva medicina di territorio che sia imperniata sul Distretto e su una rete di Case per la Salute, strutture previste dalla legislazione attuale ed attuate in molte Regioni (eccetto che in Lombardia) che fondino il proprio operato su concetti di prevenzione, di promozione della salute, di partecipazione dei cittadini e di protezione dei soggetti fragili, che garantiscano una effettiva integrazione fra ospedale e territorio, che operino secondo i principi delle cure primarie e domiciliari; strutture che mettano in rete una sanità che connetta medici di base, specialisti, operatori sociali, nelle quali si attui la piena integrazione socio-assistenziale e la presa in carico complessiva di tutte le fragilità e le cronicità.
Cremona, 18/03/2021
La segreteria Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea – Cremona