Area donna, basta confusione. Si investa nella sanità pubblica.

Dopo aver appreso a mezzo stampa dell’inaugurazione di Area donna presso l’Istituto Ancelle di Cremona siamo stati pervasi da sentimenti contrastanti: se di per sé la creazione di un altro spazio dedicato alla prevenzione della patologia mammaria è una buona notizia, dall’altro lato, però, stride la scelta del nome stesso, che fu della Breast Unit prima e del reparto poi dedicato alla senologia del Maggiore.

Poichè il tumore alla mammella è una patologia fortemente incidente e prevalente nella nostra provincia, ben vengano i servizi volti alla prevenzione e diagnosi, in quanto lo screening mammografico ed ecografico sono essenziali nell’intercettazione precoce della malattia ai fini di abbattere il tasso di mortalità. Chiamare però questo luogo proprio “Area Donna”non può che rievoca la vicenda e la mobilitazione dei cittadini  dopo che lo scorso si è assistito ad una riorganizzazione aziendale che di fatto ha fatto perdere al servizio la sua peculiarità. Premesso che non si intende polemizzare in alcuno modo con le scelte delle unità operative che anzi, vedono coinvolti più facilmente i professionisti in un team multidisciplinare dedito alla cura della patologia neoplastica in generale, quello che infastidisce è proprio la confusione che viene generata attribuendo proprio quel nome ad uno spazio, seppur importante, che si riferisce alle “sole” fasi di prevenzione, screening e diagnosi e non a quel luogo di cura eccellente di presa in carico delle malate in tutto il loro percorso.

L’altro elemento che rischia di generare confusione tra l’offerta sanitaria pubblica e quella di tipo privato convenzionato nella nostra provincia, è stata proprio la presenza all’inaugurazione al taglio del nastro del Direttore Sanitario Rosario Canino con tanto di badge di Asst Cremona al collo. Anche questo elemento non vuole essere motivo di polemica ma vuole sottolineare l’attenzione che come cittadini e attivisti politici mettiamo nel ribadire che, se in Regione Lombardia il privato accreditato, su necessità dei bisogni e della programmazione di ATS Valpadana, è in concorrenza con l’offerta sanitaria delle strutture pubbliche, allora sorge spontaneo chiedersi qual è il ruolo del dirigente sanitario di Asst Cremona in quell’occasione? Forse nessuno, e lo abbiamo trovato fuori luogo.

Non possiamo che unirci alle parole di CGIL recentemente pubblicate a mezzo stampa sul tema e ribadire l’importanza di continuare a investire nella sanità pubblica di eccellenza, proprio quella che negli ultimi decenni è stata depredata di risorse umane e materiale per il funzionamento dei servizi, quegli stessi che vedono spesso il privato accreditato come erogatore di prestazioni a basso rischio e alto rendimento, mentre viene demandato al pubblico di erogare prestazioni ad alti costi ed alto rischio, come questa volta".

Partito della Rifondazione Comunista -  Unione Popolare