Lettera al quotidiano "La Provincia"

Signor Direttore,

ci permetta di rispondere ai principali enunciati, ben riportati nell'articolo "tutti lo vogliono fare" di Massimo Schettino del 21 aprile, del direttore dell'Asst Rossi e del direttore del dipartimento e sostenibilità e sviluppo strategico Bracchi, in merito alla costruzione del nuovo ospedale a Cremona. Si scrive: "Tutti lo vogliono fare!" Ma ne siamo sicuri? I veri stakeholder sono i cittadini del territorio cremonese e allora per noi è fondamentale che ci sia una consultazione popolare che decida il destino dell'attuale ospedale costruito 50 anni fa e non certo più vecchio e più inadeguato di chi ora pensa di demolirlo.

"Le linee guida dettate dall'Asst di Cremona sono rivoluzionarie e le ditte che parteciperanno al concorso devono seguirne le direttive" - dichiarano gli intervistati. Certo è che al temine della procedura di gara verranno complessivamente pagati ai concorrenti ben 4 milioni di euro. E ancora si sosteniene che all'appalto dei lavori si avverrà nel 2025, la costruzione avverrà in almento 4-5 anni, gli eventuali aumenti di materiali si ricalcoleranno nella fase del progetto esecutivo e l'aumento dei costi sarà coperto: peccato che tra pandemia e guerra ci sia in Italia un'accelerazione forte della speculazione che trascina anche l'inflazione e che i costi dei materiali edili siano fuori controllo. E' evidente che in queste condizioni il preventivo previsto di  330 milioni sarà ampiamente superato. 

Ma a fronte anche dell'eventuale aumento dei costi il direttore Rossi sostiene che "il nuovo ospedale sarà un unicum nel mondo", "un'idea completamente nuova". Ritorna la presunzione di sapere come evolverà la sanità, ma soprattutto la medicina del futuro; la tecnologia usata nella nuova costruzione dovrà essere preveggente e costruita per qualcosa che ancora non c'è al mondo, "ma noi - sostengono gli interlocutori,  lo sappiamo, e già ora la predisponiamo per l'anno 2030".

Cremona ha trovato un genio della sanità che con capacità divinatorie ci darà un ospedale costantemente adeguato per gli eventi sanitari del futuro? O invece accadrà che, come successo con la pandemia per cui le strutture sanitarie non erano pronte ad affrontarla, il nuovo ospedale sarà inadeguato per eventi sanitari che ora non si possono prevedere?  Anche solo 10 anni sono una eternità: il ritmo delle scoperte in medicina e in ingegneria genetica fa diventare una granitica convinzione di oggi uno sbiadito ricordo domani.

Non  è il contenitore ad essere importante, ma il contenuto di tecnologia e di capacità umane a fare la differenza tra un ospedale luccicante e un ospedale autorevole.

Immancabile nel discorso la spruzzata green e si afferma:"Impronta ecologica pari a zero!"

Questa è una vera favola. Si vuol far credere che l'energia impiegata per costruire ex novo una struttura sia inferiore all'energia impiegata per adeguare alle nuove necessità la struttura ospedaliera esistente. Se poi sommiamo l’energia usata nella demolizione e nello smaltimento dei materiali la differenza tra le due opzioni aumenta notevolmente.

E inoltre si sostiene che "la dorsale tecnologica permetterà di collegare i pazienti che sono nelle loro case con l'ospedale, i ricoveri quindi saranno per casi specifici. Negli Stati Uniti ci sono centinaia di medici che seguono a domicilio migliaia di pazienti e non c'è nemmeno un posto letto" idea anche affascinante ma fortemente inquietante, se si considera l'insufficienza della nostra medicina territoriale e delle strutture alternative ai grandi ospedali; immediatamente dopo veniamo informati che, più tradizionalmente rispetto all'esempio USA, "nel nostro nuovo ospedale ci saranno 554 posti letto in camera singola": ma si vuole ospitare a lungo il malato in un albergo o si devono ottimizzare cura e monitoraggio quando il malato sarà al più presto a casa con i suoi famigliari?

Rossi aggiunge che si è subito accorto che l'attuale ospedale fosse inemendabile: mago di tutte le tecnologie ha deciso di evitare grane nell'affrontare i problemi di adattamento alle situazioni sempre diverse che pone la medicina con il passare degli anni.

Ma la vera manna per questi filosofi è che "tutte le istituzioni del territorio sono d'accordo e ci hanno permesso di VOLARE". Speriamo invece che avvenga uno stallo, che faccia abbandonare l'aereo a tutti questi megalomeni che vogliono legare il loro nome ad una struttura fondamentale per la comunità. Chiediamo ai cittadini cremonesi di dare fiducia ai veri piloti di questa struttura: le persone che ci lavorano e che ogni giorno vedono e risolvono le necessità via via sempre diverse e imprevedibili che incontrano, cercando di migliorare la salute e il benessere di tutti noi che ricorriamo a loro non pensando all'ospedale come un albergo o a una stazione spaziale.

Enrico Gnocchi

Partito della Rifondazione Comunista -  Unione Popolare