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«Nonostante il gran battage pubblicitario, le primarie hanno raccolto un milione di votanti in meno di quelle del 2005. Un crollo che parla del distacco tra il paese e l’alleanza che sostiene il governo Monti. In questo contesto Vendola non sfonda e il suo risultato conferma il carattere moderato di quell’aggregazione».
Segretario Ferrero, lei parla delle primarie del 2005. Ma era un’altra era politica fa: Rifondazione era unita, non c’era stato il disastro del 2008, né Grillo, né la marea del non voto.
Ciò non toglie che si possa parlare di riduzione della partecipazione. Il dato politico oggi è che la proposta di una sinistra all’interno della coalizione Italia Bene Comune non ha prodotto il ribaltamento sperato. Anzi, l’affermazione di Renzi dice esattamente il contrario.
Le primarie non sono comunque un momento di democrazia, come il Prc affermava in quegli anni?
Non dissento sulle primarie, sono uno strumento che va utilizzato. Ma non in astratto. A Napoli vi abbiamo partecipato, e anche a Milano. Invece a queste ultime no: la base politica era chiara, era la piena accettazione dei trattati europei, a partire dal fiscal compact. E la non messa in discussione delle scelte del governo Monti: spending review, cancellazione dell’art.18, pareggio di bilancio in Costituzione. La carta d’intenti è del tutto in continuità con Monti.
Lei tifa per le liste arancioni. Alle quali si è interessato il pm Ingroia.
Da più parti c’è il comune intendimento di costruire il quarto polo, un polo a sinistra che proponga un’alternativa secca alle politiche liberiste. Che rompa unilateralmente i trattati europei, e che dica parole chiare sulla non distruzione del territorio, sulla giustizia sociale, sulla moralità nella politica. Il Prc si è costituito parte civile nel processo sulla trattativa stato-mafia, di cui il pm Ingroia è stato protagonista. L’assemblea del primo dicembre, convocata dall’appello dei 70 di «Cambiare si può», ha già diversi interlocutori, che si incontreranno e ragioneranno insieme.
Ingroia potrebbe essere un candidato premier?
Sarei felicissimo, è una grande risorsa. Spero sia della partita, ma un nome non è mai risolutivo. La cosa importante è che il quarto polo sia non una discussione di quattro in una stanza ma un processo plurale di aggregazione di tutti quelli che fanno battaglie da sinistra, dall’acqua ai lavoratori, agli studenti, ai comitati di Val di Susa, a quelli del No Monti day del 27 ottobre. Una casa in cui tutti si sentano a casa. Per me sono interlocutori anche le forze organizzate, dal movimento di De Magistris, all’Idv, a Sel. A Vendola chiedo di prendere atto che non si può costruire una sinistra nel campo moderato.
L’Idv ha partecipato alle primarie e già Bersani l’ha riammessa nel centrosinistra.
Lo vedo, ma insisto: la sinistra in quella coalizione non c’è. Lo dimostrano i risultati delle primarie e la carta d’intenti che si attesta su un montismo senza Monti. La carta è chiara e forse chi l’ha firmata se l’è bevuta come acqua fresca: Idv e Sel non potranno sostenere nulla delle battaglie che abbiamo fin qui fatto insieme. Non inseguano Bersani sulla strada moderata. Nel resto d’Europa le sinistre non fanno così. Non rompere il fiscal compact significa tagliare altri 45 miliardi l’anno. I comuni già oggi hanno tagliato tutto, in pochi anni si dovranno vendere tutto.
Vendola al manifesto si è detto contrario a ulteriori tagli allo stato sociale.
C’è contraddizione fra poesia e prosa. I trattati si modificano all’unanimità o si rompono unilateralmente, come aveva detto in Grecia Syriza. In caso contrario, se non li rispetti l’Europa ti commissaria.
Da alcune parti del movimento avanzano perplessità su un’alleanza con i partiti, anche quelli, come voi, che non stanno con il Pd.
È una discussione in corso. Per me due cose debbono stare assieme: il riconoscimento reciproco di chi ha fatto opposizione fin qui; e la modalità democratica del percorso costituente: no a un’intergruppo, né a una riedizione della sinistra arcobaleno.
Chiedono ai partiti due passi indietro.
Ci sono posizioni diverse, è normale. Né ho mai pensato di fare una lista del Prc allargata. Ma come si scioglie? O si prende atto delle distanze e ci si saluta, o troviamo un modo che ci faccia andare oltre. Confido che si possa trovare una pratica unitaria. Vogliamo che ci sia solo un centrosinista liberista e un Grillo che le spara? O vogliamo costruire una sinistra autonoma dai poteri forti?
Sul manifesto di ieri De Magistris non chiude la strada a una collaborazione con il centrosinistra, anche prima del voto, per scongiurare il Monti bis. Sarebbe d’accordo?
È una contraddizione, lo invito a chiarirla. Confido che il De Magistris nazionale, come quello napoletano, non si è infili nei tatticismi. A Napoli usava il motto «Amm’a scassà». Appunto, «Amm’a scassà», non «amm’a fa ammuina».