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BYE BYE GALIMBERTI

IL PRC ESCE DALLA MAGGIORANZA

Documento uscita dalla maggioranza

Tra pochi giorni si perfezionerà l’operazione di vendita di LGH ad A2A, cessione che ha visto passare il pacchetto azionario di maggioranza di LGH dalle società patrimoniali detenute dagli enti locali alla grande multiutility A2A, ex municipalizzata di Milano e Brescia, quotata in Borsa, con la prospettiva di approdare in un futuro prossimo alla fusione nella stessa A2A di quel che resta di LGH, procedimento, peraltro, che solleva nel suo complesso non pochi dubbi di legittimità. Tutta la partita AEM e LGH è stata svolta dall’attuale Amministrazione in perfetta continuità con l’operato della giunta precedente (checché ne dicano le minoranze, allora forze di maggioranza, che oggi si atteggiano a strenui oppositori della vendita di LGH) e perfino superandola in peggio: svuotamento progressivo di AEM, messa a gara dei servizi pubblici (tra cui alcuni fondamentali), vendita e quotazione indiretta in Borsa del gruppo LGH. Parametri solo economici e finanziari hanno governato e diretto queste scelte politiche, come la stessa vicenda inceneritore sta dimostrando in queste settimane. La situazione debitoria di AEM e di LGH è stata affrontata dal punto di vista strettamente contabile, approfondendo e facendo chiarezza sui conti, ma senza la volontà di denunciare le cause dell’indebitamento e di imparare dagli sbagli del passato. Si è caduti nell'errore di pensare di risolvere i debiti vendendo il patrimonio della città (costruito con i soldi dei cittadini) e di cedere il controllo sui servizi pubblici locali a soggetti che operano in base alla sostenibilità economico-finanziaria, al profitto e alla remunerazione del capitale: riguardo a questi principi ispiratori il presidente di A2A è stato molto chiaro durante la presentazione in commissione a fine novembre.
Dieci mesi sono stati impiegati in trattative con A2A per mettere a punto l’operazione: quanto tempo è stato dedicato a cercare un’altra strada, completamente diversa dalla quotazione in Borsa e dalla vendita delle società, una strada diversa che mettesse al sicuro aziende e servizi pubblici? Molto poco. In nulla di concreto purtroppo si è tradotta la trattativa che la lista Sinistra per Cremona - Energia Civile ha ingaggiato all'interno della maggioranza per modificare la delibera del piano di razionalizzazione delle partecipate di AEM e per dare un indirizzo diverso alla trasformazione di LGH: gli emendamenti approvati da tutta la maggioranza in consiglio comunale sono rimasti lettera morta. Sono state fatte proposte alternative anche solo parziali per il mantenimento del controllo su alcuni servizi essenziali come quello dei rifiuti, ma è stato tutto inutile: evidentemente la strada tracciata (e già in parte percorsa) era un’altra, le decisioni di fondo su LGH erano state già prese sin dall'inizio del 2015. Tutto sarebbe stato ancora possibile, oggi si è passato il punto di non ritorno.
La quotazione in Borsa delle nostre aziende e la privatizzazione dei nostri servizi pubblici oltre ad avere effetti diretti sulla qualità della vita e sull’accessibilità dei cittadini ai servizi essenziali e sull’occupazione, avranno pesanti ripercussioni sulla qualità stessa della democrazia locale. Eh già, perché le aziende pubbliche sono, o dovrebbero essere, anche strumenti per l‘esercizio della democrazia da parte degli enti elettivi più vicini ai cittadini; dovrebbero essere luoghi dove i comuni verificano l’efficacia sociale delle politiche al servizio della collettività, dove si promuovono salvaguardia dell’ambiente e nuove modalità di produzione dei servizi. La vendita di LGH significa non solo per gli enti locali rinunciare a pezzi importanti di sovranità ma anche sollevarsi da ogni responsabilità rispetto ai servizi erogati e alle scelte che A2A farà in futuro, per esempio sul ciclo dei rifiuti e sull'inceneritore.
L’operazione LGH-A2A ha anche un riflesso nazionale molto rilevante che non va sottovalutato: dà il via all’attuazione del piano di riduzione e di privatizzazione delle aziende pubbliche in Italia voluto fortemente dai provvedimenti normativi del Governo Renzi (anche in questo caso in piena continuità con i governi precedenti), un Governo che prima strangola gli enti locali per poi premiarli (con le briciole) quando sono disposti a vendere pezzi fondamentali del loro patrimonio. Evidentemente a Roma così come a Cremona è finito il tempo delle “battaglie ideali” che contagiarono ogni angolo del Bel Paese (compresa la nostra città) e sancite dalla clamorosa vittoria referendaria del 2011: ora è il tempo della “saggezza” concreta offerta dalle opportunità del mercato dei beni comuni e dalla finanza creativa applicata ai diritti essenziali.
Eppure c’è stata una straordinaria stagione, a Cremona, quella in cui, con la sollecitazione di tanti cittadini e con l’azione di amministratori locali (che seppero anche mettersi in discussione) si è rinunciato a mettere sul mercato il servizio idrico per approdare alla costituzione di una società pubblica provinciale dell’acqua.
 Cosa è rimasto di quella stagione nella coscienza degli amministratori di oggi?
Quando decidemmo di sostenere il sindaco Galimberti attraverso la partecipazione alla lista Sinistra per Cremona – energia civile lo facemmo a ragion veduta. Sapevamo che le decisioni di un’Amministrazione non sono mai automatiche né scontate e che tutto va costruito, oltre che nella trasparenza delle decisioni amministrative, nella concretezza e nella difficoltà delle situazioni. Confrontarci insieme agli altri sul duro terreno del reale non ci spaventava poiché ritenevamo di poter contare su alcuni punti fermi, sui quali avevamo ottenuto rassicurazioni e condivisione. Uno particolarmente importante, molto caro a noi e alle persone che fanno riferimento alla nostra cultura politica ma non solo, riguardava proprio le aziende pubbliche e il loro futuro. Non ci siamo mai opposti alla loro riorganizzazione e al loro riassetto, anzi abbiamo sempre sostenuto che questa Amministrazione dovesse mettere mano alla riforma profonda di LGH: pur nella complessità dell'operazione ci confortava la certezza che la volontà di questa Amministrazione si muovesse nell’ambito del mantenimento pubblico della proprietà delle aziende, avesse come obiettivo centrale l’aumento del controllo pubblico sulle società e la gestione diretta dei servizi pubblici locali. Oggi il quadro degli strumenti e delle aree di intervento è stato stravolto, le scelte perseguite e portate a termine dal sindaco Galimberti, condivise dalle altre forze della maggioranza e purtroppo dai nostri stessi eletti della lista Sinistra per Cremona, sono andate palesemente in tutt’altra direzione. Nonostante gli accordi e le promesse elettorali.
Un altro elemento ci aveva particolarmente attratto e convinto al momento della scelta di sostenere questo Sindaco: l'attenzione dichiarata e più volte ribadita alla partecipazione e al coinvolgimento dei cittadini. Su un tema come questo, su beni di proprietà dei cittadini, la riflessione e l'approfondimento si sarebbero dovuti praticare sin dal primo minuto al livello più ampio, sarebbero dovuti uscire da subito dalla cerchia ristretta degli amministratori per coinvolgere la cittadinanza. Solo così si sarebbe potuta realizzare una discussione chiara e trasparente, che restituisse agli amministratori il loro ruolo nell'ambito delle loro funzioni e alla collettività il diritto di poter dire l'ultima parola sulle decisioni fondamentali che riguardano beni e servizi essenziali. Una parola consapevole ed informata. Nulla in questo senso è stato fatto, se non sporadicamente e nelle ultimissime settimane, quando la partecipazione è stata sostituita dalla comunicazione delle decisioni già prese e in fase già di realizzazione. Nascondersi dietro il paravento del Mercato, che impone che questo tipo di trattative si svolga in totale segretezza, non può essere addotto a scusante da una Amministrazione pubblica locale, è anzi una forte aggravante: proprio questa consapevolezza avrebbe già in partenza dovuto rendere cosciente il Sindaco e chi gli stava attorno che si trattava di una strada intrinsecamente non percorribile.
Noi non possiamo rassegnarci all’idea che le istituzioni più vicine ai cittadini rinuncino ad amministrare beni che la collettività ha costruito e che a quelle ha affidato. Gli Amministratori locali infatti hanno avuto come mandato dagli elettori il compito di controllare, gestire e indirizzare le società partecipate al fine di restituire alla popolazione buoni servizi accessibili a tutti. I servizi pubblici e le società che li erogano non sono quindi nella disponibilità di Sindaci e Assessori ma sono dei cittadini e per i cittadini.
Noi non possiamo arrenderci a considerare i servizi pubblici locali materia esclusiva per gli specialisti del profitto, bravissimi nel presentare piani di investimento elefantiaci, per poi non realizzarli (ma utili a giustificare l’aumento delle tariffe e assai puntuali nel tagliare i servizi essenziali a chi non è in grado di provvedere alle necessità della propria famiglia. I servizi pubblici locali sono il cuore dell’attività del comune e delle sue aziende, non può essere diversamente.
Purtroppo siamo di fronte ad una decisione definitiva (ogni ipotesi di riacquisto di autonomia da parte di LGH è infatti un puro esercizio retorico, basta leggere le carte), quindi non ci sono gli spazi per lavorare dall'interno, con calma, contando ottimisticamente sul fatto che questa amministrazione nel prossimo futuro si renda conto del gravissimo errore commesso, cambi idea e linea politica e torni sui suoi passi.
Il fatto che l'Amministrazione abbia realizzato anche cose che abbiamo con convinzione condiviso non ci può bastare a decidere di rimanere al suo interno, poiché il gradino che si è sceso è un gradino irrecuperabile e nodale.
Scelte come questa dicono a chiare lettere come un'amministrazione valuta il proprio ruolo e il limite dei propri poteri, oltre che come li esercita.
Il nostro sostegno all’attuale amministrazione comunale di Cremona non può dunque che terminare qui.

Segreteria PRC