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Se sugli esiti della riunione del 16 gennaio tra presidente della provincia, ufficio d’ambito e società pubbliche erano usciti comunicati divergenti e immediate smentite - che avevano provocato un certo disorientamento tra i cittadini più attenti - l’articolo apparso oggi 27 gennaio sul quotidiano La Provincia sembra aggiungere un ulteriore preoccupante tassello alla conoscenza di quanto realmente avvenuto in quella riunione e cosa sia il progetto messo in piedi dalle società. Si apprende infatti che le società, non si sa da chi investite e con insolita e impudente autonomia rispetto ai loro soci (cioè i comuni!!), stanno lavorando ad un progetto di unificazione, non ancora ben chiarito nella modalità, che servirà per rendere più forte la parte pubblica della futura società mista che gestirà il servizio idrico provinciale. Questo molto semplicemente significa che nonostante i referendum, nonostante la mobilitazione dei cittadini, nonostante la richiesta di revoca del piano d’ambito da parte di 102 sindaci, quella che viene considerata come “la PROPOSTA sul tavolo” (solo eventualmente emendabile) è quella portata avanti dal presidente Salini da almeno due anni. Non si mette in discussione la scelta della società mista, anzi la si avalla, unificando le società, che salvate in extremis dal rischio della gara, occuperanno direttamente quel 60% (parte pubblica) che insieme al 40% del socio privato vincitore della gara costituirà il nuovo gestore unico provinciale. Sono salve così le spa pubbliche e le spa private! Complimenti: società pubbliche e multinazionali unite insieme nella stessa società (il gestore misto) per fare lucro su un servizio essenziale in barba a quanto deciso dai cittadini e dai sindaci del territorio. Quando avremo in mano il progetto definitivo potremo dare valutazioni nel merito più precise, per ora ci dobbiamo accontentare di quanto riportato dal giornale. Sempre che domani non arrivino altre clamorose smentite.... Sembra proprio che nessuno dei soggetti coinvolti voglia cimentarsi in un percorso di ripubblicizzazione del servizio idrico e di vera salvaguardia delle aziende locali (intendendo con questo termine ovviamente i lavoratori delle società). Manca la volontà politica per farlo sia da parte della Provincia, sia da parte dell’Autorità d’Ambito, sia da parte delle società. E allora ancora una volta tocca ai cittadini (speriamo insieme ai loro sindaci) provare a costruire un progetto davvero alternativo e davvero pubblico che consideri l’acqua un bene comune e un servizio essenziale su cui non sia lecito fare profitto. Siamo già al lavoro in questo senso, motivati dalla nostra forza che viene dai 150.000 SI’ dei cittadini del territorio cremonese, dalla revoca del piano d’ambito votata da 102 sindaci, dai 27 milioni di SI’ degli italiani contrari alla svendita dei servizi essenziali e contrari al mercato dei beni comuni e dei diritti! Dai referendum non si torna indietro!
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Comitato Acqua Pubblica Cremona