SVENTURATO QUEL PAESE IN CUI IL PRIMO PARTITO ALLA CAMERA SCRIVE LO STATUTO COL COPIA E INCOLLA.
Huffington post pubblica un interessante articolo "Beppe Grillo, la settimana che portò allo statuto M5S. Tra espulsioni, guerra sul simbolo e tensioni con il Viminale" da cui si evince che il M5S ha uno statuto, che il movimento è di Grillo e sigh! del nipote ma, non di Casaleggio.
Analizzando i contenuti: lo statuto nella parte dei principi, dopo una inevitabile importanza data al web è letteralmente fatto con un copia e incolla dal sito partito-democratico ; non si tratta ovviamente del PD di Veltroni-Bersani ma, facendo un whois, di un sito attivo dal 2006 a cura di Marco Fuccello ennesimo esperto di informathion tecnology; contenuti che più che democratici potremmo definire ultra-liberal-democratici.
Insomma sia Grillo che Fucello sembrano uscire dall'ennesimo circolo di illuminati di cui l'Italia, da Gelli in poi, presenta numerosi esempi.
Care compagne e cari compagni, finito il tempo del vae victis sarà bene riprendere azione e riflessione.
Il fiscal compact c'è ancora, l' articolo 18 no.
La riforma Fornero c'è ancora, il collegato lavoro pure.
Grande è la delusione e lo scoramento.
Voglio quindi dare un grande ringraziamento ai compagni e alle compagne per il loro lavoro e proporvi una prima riflessione a caldo.
I dati sono arrivati e sono chiari: abbiamo perso. Rivoluzione Civile è rimasta schiacciata tra il voto di protesta dato a Grillo e il voto utile dato a Bersani.
Il voto è caratterizzato dal grande successo di Grillo che rappresenta l’insofferenza di massa per le politiche economiche e il sistema politico. Questo è il risultato che fornisce la cifra della consultazione elettorale: un paese che non condivide le politiche neoliberiste e non si riconosce nel sistema politica ma non ha maturato alcuna alternativa. Contemporaneamente un parlamento in cui nessuno degli schieramenti che si è presentato alle elezioni ha la maggioranza.
Quella che ci consegna il voto non è allora una rivoluzione, ne una situazione di stallo, ma una crisi organica, in cui il sistema non è più in grado di dare una risposta stando all’interno delle sue regole. Per descrivere la situazione italiana ho più volte parlato di Weimar al rallentatore, adesso ci siamo finiti dentro in pieno.
Il risultato concreto delle elezioni non è quindi la rivoluzione ma l’implosione del sistema in cui nemmeno il nuovo ricorso alle urne è così semplice: rischierebbero di riprodurre la situazione di stallo.
Parallelamente mi pare difficile che possano ridar vita ad una grande coalizione: la campagna elettorale ha fortemente polarizzato la situazione.
In questo contesto la cosa più probabile e più pericolosa è che i poteri forti aprano una battaglia politica per ottenere un governo a termine che dia vita alle riforme istituzionali, al fine di risolvere attraverso una semplificazione autoritaria il tema della governabilità. Temo cioè che emergerà pesantemente la proposta del presidenzialismo. La stabilizzazione che non è possibile determinare per via politica potrebbe essere perseguita per via istituzionale, aprendo la strada ad una riduzione dei margini di democrazia.
Nostro compito in questa situazione è la proposta di riscrittura attraverso un percorso di partecipazione popolare delle forme e dei contenuti della sovranità popolari al di fuori delle politiche neoliberiste.
Qui mi fermo stasera. Da domani cominceremo a rifletterci meglio a mente lucida.