"Fino a quando il capitalismo e il sistema salariale domineranno, il solo tipo di lavoro considerato produttivo sarà quello che produce plusvalore, che crea profitto. Da questo punto di vista, la ballerina di varietà le cui gambe portano profitto nelle tasche dell’impresario è un lavoratore produttivo, mentre tutta la fatica delle donne e madri proletarie fra le quattro mura domestiche è considerata improduttiva. Ciò suona brutale e folle, ma corrisponde esattamente alla brutalità e alla insensatezza della nostra attuale economia capitalistica. E cogliere chiaramente e nettamente questa brutale realtà è il primo compito della donna proletaria". Rosa Luxemburg

Il concorso al San Camillo per ostetricia e ginecologa per l’applicazione della legge 194, che tante prese di posizione e conflitti ha prodotto in questi giorni, è un bando scritto e pubblicato sul BUR a giugno 2015. E’ passato al vaglio delle strutture previste in quanto dentro al piano di rientro approvato dal commissario del governo della Regione Lazio Nicola Zingaretti. A questo bando hanno concorso 57 persone ed hanno vinto i due medici che lavorano al San Camillo da 16 anni per applicare la 194.

La differenza rispetto a prima è che ora non sono più precari e finalmente è stata sanata una situazione anomala, anche un po’ vergognosa, durata troppo tempo. Il San Camillo, infatti, non è solo la struttura in cui più alta è la richiesta delle IVG da Roma, dalla Regione e da fuori Regione, ma è anche il presidio che risolve più aborti terapeutici di tutta Italia.

Dunque nel merito del concorso, questa settimana la notizia è esplosa sui media (chissà perché? perché non prima, quando il concorso tardava, o quando si faceva la conta di quante strutture romane, laziali, o in tutta Italia hanno obiezioni altissime e non riescono ad applicare la legge 194?), e subito si è alzato un polverone su un problema inesistente, visto che ciò che è stato fatto al San Camillo dovrebbe essere fatto in tutti quegli ospedali dove la legge non viene rispettata, compresi molti di quelli della Regione Lazio, che sono obiettori totali come la stragrande maggioranza degli ospedali italiani.

Per questo è insensata la protesta della Ministra Lorenzin che richiama Zingaretti alla possibilità della mobilità dei non obiettori (che non esistono), prevista dalla legge, ma resa impossibile dall’eccesso di privilegio dato agli obiettori dalle connivenze di direttori generali e del Ministero.

Per questo è insensata la reiterata affermazione della Lorenzin che parla in Parlamento e nel Consiglio d’Europa di una L. 194 applicata al meglio
Per questo è insensata la dichiarazione dell’Ordine dei medici che richiede di annullare il bando.

Per questo è insensata la dichiarazione dei vescovi che parlano della 194 solo come una legge di tutela della maternità come se non prevedesse in modo preordinato l’interruzione della gravidanza, a partire dal titolo stesso, e nel dettaglio negli articoli 4, 5, 6,7 e 8.
Per questo è evidente che Lorenzin non racconta la verità in Parlamento e nel Paese e che di questa situazione tutti sono complici, visto che la prevenzione per le ragazze, le immigrate e le donne italiane e il rilancio dei consultori sono le ultime preoccupazioni del Ministero della Salute, delle regioni e dei direttori generali delle Asl e anche del Parlamento. Infine la verifica circa la sanzione contro le donne, in caso di aborto clandestino (provocato e favorito dalla massiccia obiezione dei medici), sanzione prevista dalla Legge di stabilità 2016 che doveva essere verificata entro 90 gg (dichiarazioni del viceministro Migliore alla Conferenza stampa del 2016) è rimasta lettera morta, come immutato, nonostante le continue richieste in merito al Ministero della salute, è rimasto il metodo di rilevazione dei dati dell’obiezione e continua a non essere prevista nessuna ricerca sugli aborti clandestini.

Nel frattempo sono state escluse dalle prestazioni gratuite del servizio nazionale le pillole contraccettive, con un risparmio risibile a fronte dei rischi reali di gravidanze non volute, soprattutto nelle fasce più povere o più fragili. Tutte cose di cui anche i media parlano poco e male. Quindi in questa breve guerra mediatica, come tante se ne accendono nel nostro paese, per essere dimenticate il giorno dopo, ancora una volta la legge 194 e tutto quello che richiama di reali responsabilità non è rappresentabile come abbiamo visto fare in questi giorni.

L’UDI mantiene con convinzione la posizione che ha ribadito in ogni occasione possibile, attraverso comunicati, documenti, in particolare nel corso della campagna in atto #Adesso basta#.

1)- Alla ministra Lorenzin diciamo che la prima “illegalità” è la situazione in cui versa la 194 e il mancato rispetto del diritto delle donne a decidere della IVG, proprio a causa dell’obiezione selvaggia, troppo spesso opportunistica, che si è consentita in tutti questi anni e in tutto il paese.

2)- Per rimanere nel Lazio, il numero dei consultori continua a diminuire come in tutto il paese perché diminuiscono le figure delle/degli operatori e la prevenzione interessa poco. Di conseguenza, pur difendendo il diritto (anzi il dovere), in una situazione simile, di indire concorsi “dedicati ai non obiettori” e dunque pur apprezzando le parole e le intenzioni del Presidente della Regione, denunciamo con decisione, come abbiamo fatto in mille occasioni, che il problema nasce da una situazione pregressa di cui tutte le forze politiche sono responsabili e che tutte le forze di governo dovrebbero rappresentare con maggior determinazione alla ministra Lorenzin e che non migliorerà con annunci che sembrano affascinanti per i media ma che rischiano di nascondere le questioni vere. Sulla possibilità di indire concorsi dedicati ha già parlato il Direttore dell’ASL di Rovigo, a proposito dell’assunzione di due biologhe per la fecondazione medicalmente assistita: le assumiamo per questo, se faranno obiezione perderanno il posto. Puro buon senso!

3)- Chiediamo che il modello del concorso (assunzione dedicata) sul San Camillo sia generalizzato e imposto laddove le strutture (ogni struttura) non siano in grado di applicare la legge 194 a causa dell’elevato numero di obiettori.
4)- Sappiamo che l’obiezione di coscienza è stata pensata come il cavallo di Troia della legge 194, ma questo non ci spinge a dire che siamo per la sua abolizione, tanto meno per l’abolizione della legge che la prevede.

5)- Chiediamo una seria regolamentazione che preveda un tetto all’obiezione per ogni struttura, l’accessibilità degli elenchi dei medici obiettori, l’incompatibilità dell’obiezione con funzioni apicali e/o dirigenziali, riconoscimento adeguato per i medici non obiettori che permettono l’applicazione della legge dello stato.

Infine un ultimo commento: solo il Far West misogino, reazionario e clericale che ha caratterizzato il lassismo attorno alla legge 194 può ora far sembrare eccezionale, ciò che in ogni paese civile dovrebbe essere normale e all’ordine del giorno. Quindi bene il concorso per il San Camillo di cui tanto si è parlato, ma i problemi sono tutti ancora lì, drammatici. Speriamo allora che questo sia solo il primo timido inizio per il rispetto dell’autodeterminazione delle donne!

UDI NAZIONALE