La Rivoluzione Russa, nella semplicità delle sue parole d’ordine – «la pace, la terra ai contadini» – ha dato una soluzione positiva alle enormi questioni che la borghesia aveva creato – la guerra – o non era in grado di risolvere: la servitù della gleba e le diseguaglianze sociali.

I partiti comunisti nascono, sulla spinta della Rivoluzione Russa, come l’avanguardia di questo movimento universalistico che, a partire dalla classe operaia e dai contadini, agisce concretamente la liberazione di tutte e tutti gli sfruttati ed in prospettiva di tutto il genere umano. E’ un messaggio di fortissimo universalismo concreto quello che emerge dalla rivoluzione e – come esemplificato dallo slogan “fare come la Russia” – va oltre la politica tradizionale, parlando a tutte e tutti gli sfruttati.

Il comunismo 100 anni fa non era un fatto ideologico ma “la semplicità difficile a farsi”: la pace e la terra ai contadini, appunto. A quella semplicità dobbiamo tornare. Il comunismo non è una scelta religiosa o l’ideologia di un partito ma “il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”, cioè la ricerca della soluzione migliore a fronte delle enormi contraddizioni generate dal modo di produzione capitalistico.

A distanza di un secolo dalla prima guerra mondiale il capitalismo ci ha ributtati nella barbarie: della distruzione del pianeta, dello sfruttamento del lavoro produttivo e riproduttivo, del razzismo e della guerra, delle masse sterminate dei poveri a cui fanno da contraltare la concentrazione di enormi ricchezze. Il capitalismo ha esaurito la sua spinta propulsiva e solo la fuoriuscita dalla logica del profitto come principio organizzatore del vivere sociale può garantire un futuro all’umanità.

Per questo l’umanità ha bisogno di Socialismo: come regno della libertà a partire dal superamento dello sfruttamento del lavoro e della natura. Come possibilità per l’umanità di utilizzare positivamente l’enorme potenzialità data dallo sviluppo della scienza e della tecnica. Come superamento delle classi sociali e di ogni ruolo sociale gerarchico e fisso a partire da quelli legati al genere o al colore della pelle. Comunismo come libertà degli individui di sviluppare positivamente la propria personalità in un quadro in cui l’uscita dal regno della necessità è garantita dalla cooperazione e dalla solidarietà.

PAOLO FERRERO